Quindi... chi ci aiuta? E che caratteristiche deve avere?
Ecco: è nata l’esigenza di fare chiarezza. Già… ma come fare?
Come si può fare chiarezza, se siamo noi stessi al contempo causa e vittima dello stato di incertezza?
In questi casi può essere consigliabile rivolgersi a qualcuno che ci aiuti a trovare la NOSTRA strada (non quella altrui).
Perché ciò accada, questa persona deve possedere la capacità di usare tutta la sua sensibilità per capire la nostra, entrando in profonda empatia con noi, spiritualmente e mentalmente, per capire davvero quale percorso, quale cammino ci deve essere riservato per aprire le danze, sviscerare il nostro sentire, il pensiero costruttivo e attivare la NOSTRA sensibilità. A questo dovrebbe servire la sua, di sensibilità, e a niente altro.
Deve elevare le nostre peculiarità, che sono come impronte digitali. Nessuno sa fin dove si potrà arrivare, né dove il nostro talento, accresciuto, nutrito e curato, potrà farci volare. Ma l’aspetto importante è prendere contezza di sé, del proprio status, e viverlo appieno fino in fondo
A questo deve servire un coach artistico. E da lì ci accompagna, affiancandoci, per evitare che ci si perda di nuovo, fino a quando non riteniamo di essere abbastanza strutturati
Perché il resto deve essere nostro, farina del nostro sacco, non la sua. La nostra insicurezza deve sparire e lasciare spazio al riempimento di noi.
Un coach non deve sfruttare le nostre insicurezze per portarci dove vuole lui. Ma deve scoprirle, eliminarle, riempire “lo scavo” con noi stessi e darci peso e sostanza.
Chi ci affianca è un “parente”, che si innesta delicatamente nel nostro mondo artistico e ci prende per mano. Portandoci fuori dal pantano confusionale, e indicandoci limite e potenzialità, sentieri da seguire e buche da evitare, il coach artistico, che possiamo anche chiamare tutor, è il nostro innesco per fare deflagrare la nostra arte intima.