Grande mostra permanente di arte, artisti ed espressioni artistiche, nessuna esclusa

Andare in mostra

Premessa

Abbiamo fatto dei pensieri. Crediamo possano essere comuni ai vostri

Lo pensiamo. Anche se solo voi potete sapere la verità, se ciò che dico riscontra il vostro vivere e pensare, o se ne siamo distanti anni luce.

Noi pensiamo di essere abbastanza in linea

Perché un Artista grafico (ma non solo) dovrebbe andare in Mostra? Perché “sente” di doversi mostrare?

Le risposte sono molte. Ma crediamo di avere individuato quelle più importanti

Le opere. Non sono solo frutto del talento e della creatività. Sono di più.

 

Sono la nostra anagrafe artistica, ciò che ci legittima e ci colloca. Nel tempo mutano come noi mutiamo il nostro modo di esprimerci e lavorare. Quindi partono per essere certificato di nascita, poi stato di famiglia, residenza del nostro lato artistico. Proprio in quest’ordine

E dopo questo, ma anche durante il nostro cammino, saranno soprattutto testimonianza del nostro passaggio, e del nostro essere e poi essere stati artisti. Le nostre impronte digitali.

Le orme che lasciamo

COSA PROVA, COSA VIVE L’ARTISTA… E PERCHE’ ANDARE IN MOSTRA

Non importa essere quotati milioni: siamo vivi, e siamo artisti, e il mondo, anche quello ristretto ad una semplice via, è bene che lo sappia. Esistiamo per quello, per narrare, raccontare, esprimere, parlare, rivelare i nostri filtri e la nostra sensibilità. Non tanto agli altri, ma proprio come bisogno impellente estremo intimo.

Semplicemente, non possiamo tenerci dentro tutto.

Una volta esternato l’impulso creativo del momento, però… che farne? Noi lo abbiamo esternato, creato, rivelato. Non abbiamo più bisogno di guardarlo per riceverne emozioni, giacché ne stiamo già creando altre. Ci siamo affezionati, questo è certo, ma… nel momento stesso in cui è stato creato, infante, è diventato uomo, staccandosi da noi, recidendo il cordone ombelicale, pronto, non senza sofferenza, ad andare per la sua via, nel suo mondo, incontro al suo destino.

Da questo punto di vista, non importa che sia uno scarabocchio su un foglio o un lavoro lunghissimo e impegnativo, sfiancante. È un concetto, uno stato d’animo da seguire, un impulso assecondato nel modo e con i materiali che ci sono parsi più idonei. Bastava quello, ciò che abbiamo fatto, per esprimerlo come volevamo.

Ma forse non l’abbiamo espresso tutto, forse non compiutamente. Abbiamo altro da dire e da dire diverso. Insicurezza, frustrazione, senso di smarrimento…cosa sento? Cosa voglio dire? Perché non esci, maledetto, non ti riveli e parliamo chiaro? Ma no, lui, “l’impulso” non rende le cose facili… e allora via con nuovi lavori, nuove espressioni, tentativi, esperimenti. Taluni riescono, molti no.

Ma qualcuno riesce. Qualche opera parla davvero. Ed è bene che parli a nome suo, dell’artista, e di tutti gli altri lavori che non riescono a parlare così bene.

Allora, andiamo in Mostra.

Altro motivo per andare in Mostra è… perché abbiamo fatto. La ragione più semplice di tutte. E come detto sopra, dobbiamo sapere cosa fare di questi pezzi di stomaco e di cuore nostri resi verità e oggetto tangibile.

Spesso, il poeta, ha un atteggiamento introspettivo, che macera, soffre, e rimugina all’interno. Sente anch’esso il bisogno di esternare, ma il poeta è egli stesso incubatrice e habitat delle sue sofferenze, pensieri, dolori e estasi. E allora poi scrive, quasi una sorta di diario segreto, inaccessibile, molto rivelatore e per questo solo raramente rivelabile. Anche al poeta piacerebbe condividere alcuni momenti, ma… chi capisce? Chi potrebbe mai? E allora pubblica spesso solo una parte del suo essere. Difatti i poeti sono pochi, perlomeno quelli che hanno trovato coraggio e fortuna per farlo. Ma per loro il porsi bene e senza rischi di fraintendimento è assai più difficile rispetto ad un artista “costruttore a mano”.

Non hanno le stesse vie, gli stessi spazi. Raramente vi sono happening, anche improvvisati, nei quali sia previsto posto per loro.

Più ignorati, più frustati, più dimenticati, proprio loro che fanno più fatica a elaborare il loro sentire, perché null’altro hanno che loro stessi...e ciò che accoglierà i loro pensieri. Niente che li addolcisca, li renda più verisimili, veritieri, concreti. Non hanno colori, non hanno pennelli. Solo aria, e parole.

Certo chi dipinge non solo non è da meno, ma addirittura può pensare a progetti grandiosi. Ma il poeta… forse che non soffra frustrazione, di questo?

E invece basta poco. Basta pubblicare nel luogo giusto, presentato in scena nel modo giusto. Il poeta in mostra tace, l’artista urla…ma tutti leggono. E l’indifferenza e l’anonimato, la solitudine dopo la creazione, sono immediatamente sconfitti.

Lo scultore, forse, è l’esatta via di mezzo tra le due esposizioni “viscerali”. Sicuramente deve condividere le sue opere, in funzione proprio della tridimensionalità delle stesse. Oggi, ai tempi nostri, noi abbiamo perso l’attitudine a metterci sculture in casa. Vuoi per gli spazi ristretti, vuoi per i costi, sicuramente perché è una delle Arti meno comprese e frequentate tra tutte.

Ma in realtà non vi sarebbe bisogno di acquistare SOLO opere monumentali, pesantissime, che mal si accorderebbero con la nostra casa (ma con l’esterno si, ad averne uno. E sono sempre comunque impatto di fortissime emozioni, proprio per la loro mole)

Bastano anche opere piccole, di elevato ingegno e cura, ridotte ma non per questo meno pregne di significato. Quanti di noi nella loro vita hanno acquistato e/o ereditato e/o ricevuto in regalo statuine di Capodimonte, in avorio, tedesche e via discorrendo? Anch’esse sono una forma d’Arte, massificato, ad un prezzo accessibile, certo…non sono certo le installazioni importanti che possiamo vedere nei giardini di ville e villette di levatura superiore allo standard, ma sono in un formato che l’Artista scultore può utilizzare, ed un canale espressivo altamente funzionale.

Già... e poi? A chi lo diciamo? Chi ci conosce? Chi sa che esistiamo e che siamo in grado di produrre poesia di alabastro, pietra, marmo o terracotta? Raramente esistono convegni dedicati a questa forma d’Arte, se possibile ancora meno di quelli riservati ai poeti

E non parliamo dei fotografi, degli scrittori…e di tutte le altre categorie di artisti che creano, con le loro mani, qualcosa che prima non c’era. Un mondo intero, sconfinato, sterminato, misconosciuto ai più, e relegato a qualche bancarella occasionale se non al limitatissimo giro delle proprie conoscenze.

Ma se solo potessimo avere una mostra… una galleria personale… tutta nostra...

Ecco che allora, magicamente:

Noi esistiamo

Noi facciamo

Noi raccontiamo

Noi non meritiamo l’indifferenza

Non meritiamo la declassificazione perché siamo più sensibili

Noi non siamo entità di serie B solo perché produciamo dentro di noi la poesia

QUANTE VOLTE CI HANNO CHIESTO DI NOI ARTISTI? DEL NOSTRO ESSERE ARTISTA? QUANTE VOLTE AL GIORNO QUALCUNO SI INTERESSA A NOI?

Essere artisti non è un hobby. Talvolta viene trattato come tale, ma non è un passatempo. Prova ne sia che questo nostro pezzo d’anima, nato con noi, se non applicato non ci regala benessere.

Seppur non invalidante, se non viene esercitato almeno occasionalmente fa vivere male. E il malessere deriva dal fatto che la fucina dentro di noi non smette di battere e forgiare, fondere e stampare.

Non è cosa che decidiamo noi, tantomeno è affare che possiamo controllare. Quindi, se non esercitiamo, questo produrre senza un finale crea una distonia, un “fuori quadro” che ci accompagna per tutta la vita. Molti avranno provato questa sensazione, che non è prorompente, ma sempre presente. E che ci fa dire che “si, forse, un giorno, poi tanto recupero, eh, sì vorrei anche io, ma come sia fa… vita, lavoro, famiglia…” e gli anni passano

Non giorni, o mesi… anni. Ci si ritrova dopo un lustro, un quarto di secolo, a dover fare ancora i conti con gli echi lontani di questa nostra fucina interna, che continua a fondere e colare materiale rovente a batterlo

Nessuno sa di questa cosa, nessuno la vive oltre noi. Si, certo, qualcuno se chiede, ma perché interessato alla persona, magari perché è persona cara. Ma di una esistenza parallela, di un ego artistico, tenuto in galera fino a quel momento…beh, di questo nessuno sa

Noi vogliamo cambiare lo stato delle cose, e vogliamo liberare l’”io” artista, inserendolo nel pianeta di “noi” artisti

E vogliamo liberarci dalle troppe voci e dalle troppe figure che si frappongono tra noi e l’aria libera

Noi vogliamo fare la differenza. Noi stiamo con gli Artisti, perché noi SIAMO Artisti.

SIAMO ARTISTI CHE LOTTANO PER LA LIBERTÀ E L’AUTODETERMINAZIONE DEGLI ARTISTI